…ci siamo trasferiti in salotto, intanto che troviamo un modo per fare un redirect automatico, ci trovate qui: Quel che passa lo sport
Per capire il Giro d’Italia sin qui disputato ed in particolar modo la seconda settimana, bisogna far ricorso a reminiscenze della nostra infanzia, quando alle feste si beveva the al limone bello fresco e tra le varie attività ludiche ci si intratteneva con il gioco delle sedie musicali: le regole sono piuttosto semplici, c’è una musica che suona, ci sono un quantitativo di sedie necessarie per far sedere tutti tranne uno, una volta che la musica si ferma bisogna accaparrarsi la sedia più vicina, chi resta in piedi esce dal gioco e si porta via una sedia….e alla fine ne resta soltanto uno.
Un saluto a tutti i lettori del blog quelchepassailconvento e bentornati alla vostra rubrica sul tennis. Il torneo di Roma è alle spalle con l’ennesimo successo di Novak Djokovic, una dittatura sensazionale che sembra non avere alcun limite. ND ha perso qualche set nel corso del torneo, ma in finale è stato strepitoso schiacciando un Roger Federer decisamente in ripresa sul rosso rispetto agli scorsi anni.
COMING SOON
Il termine della vera stagione sul rosso è alle porte, arriva il secondo Slam, il Roland Garros che chiude la stagione sulla terra e apre la (breve) stagione erbivora.
Proprio oggi sono usciti i tabelloni, con un lato del tabellone decisamente sproporzionato rispetto all’altro. Continua a leggere
Questo è un pezzo degno de L’ultimo Uomo e, ovviamente, non ci riferiamo alla qualità ma alla quantità; la durata e la dimensione, insomma, per dirla alla Rocco Siffredi anche lui, a modo suo e nel suo mondo, un ultimo uomo. Di sicuro c’è che, se riuscite a leggere tutta l’inutilità di The Legend (sì, lui, il Roby Baggio d’America..), riuscirete a terminare anche l’inutilità del presente. Questo è un pezzo che nasce dall’idea di soffocare tutta la merda che sta riempiendo i social network, in particolare “il” social network, quello che la S maiuscola, quello che ci fanno anche i film, quello che meglio rappresenta il malessere della società occidentale e che ti fa dire che, in fondo in fondo, se i Maya ci avessero azzeccato, un paio di anni fa, l’Universo non avrebbe perso poi tanto. Questo pezzo nasce dalla necessità di spiegare perché, su questo sito, potrebbe non nascere mai una rubrica dedicata al Carpi intesa come squadra di calcio come avevamo promesso (non è vero, non abbiamo promesso nulla ma mettiamo le mani avanti).
Una cheerleader dei Dallas Cowboys, per darvi un’idea
Nasce per sfogare un po’ di frustrazione perché ovviamente se il Carpi non gioca a Carpi non è esattamente il Carpi. Al tempo stesso urge fare anche chiarezza su quelle condizioni che rendono, a oggi, impossibile giocare in città e perché questo costituisca un problema qua, nel cuore dell’Emilia, ma non sarebbe lo stesso altrove. Al di là della politica e del pensiero di ognuno, in questi mesi abbiamo analizzato, studiato, vivisezionato i post e i pensieri dei carpigiani, soprattutto quelli che “se vai a vedere il Carpi in Lega Pro sei uno sfigato” ma oggi vogliono una copia in miniatura del Cowboys Stadium con tanto di Cheerleaders dei Dallas Cowboys in prestito con diritto di riscatto. Tanto, si sa, il DS Cristiano Giuntoli può tutto. E fortuna che oggi il partito di maggioranza si chiama PD, se no non potremmo più nemmeno riferirci a Giuntoli come DS, pena la gogna mediatica sul “The” social network. Andiamo quindi mettere a i paletti là dove vanno messi, ragionando con obiettività, certo, ma non abbandonando il nostro concetto di sport professionistico che tanto deve all’evoluzione sportiva degli anglosassoni (che sarà anche calcio moderno ma è anche trasparenza, equilibrio e impianti degni di nota).
Dopo 9 giorni di gara finalmente il gruppo tira il fiato: non è stata la solita prima settimana di un grande giro.
Pochissime tappe banali, anche quelle con arrivo in volata comunque presentavano cavilli interessanti ai quali spesso i corridori si sono appigliati per movimentarla un po’.
Quattro volte è arrivata la fuga, altrettante (ma non le stesse) le volte che hanno vinto gli italiani.
Paradossalmente le tappe più lineari sono state le due con arrivo in salita, ma anche lì non è mancato il divertimento: sull’Abetone, per esempio, l’Astana tirava, Contador attaccava. Non ci sono stati praticamente distacchi tra i 3 favoriti (il secondo guadagnato ieri dal sardo fa solo statistica), ma le micce sono già pronte per essere accese.
Tre favoriti, con Uran leggermente dietro e la perdita di Pozzovivo (che era una incognita in più) per una brutta e spaventosa caduta. Come stanno le squadre dei primi tre in classifica? Continua a leggere
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